giovedì 3 febbraio 2011

Dalle Ostriche alle macchine ecologiche: architettura, ricerca e impresa

Dal TEDtalk sulle ostriche, che parte dall'idea di un urbanista, ho fatto un pò di approfondimento.
L'autrice insegna alla columbia graduate school of Architecture e sul suo sito ci sono le sue attività che sono tutte orientate allo studio dell'ecologia urbana, ovvero di come progettare le città per introdurre effetti positivi sull'ecosistema urbano.
Trovata un'azienda che fa depuratori di acque reflue con le piante il fondatore è John Todd, l'azienda è Toddecological. Di John Todd esiste un profilo su wikipedia.

Si trovano cenni di utilizzo delle ostriche come rilevatori di inquinamento da metalli pesanti.

In Virginia e in Maryland ci sono progetti attivi che dichiarano esplicitamente di usare le ostriche per filtrare l'acqua (pi qualcuno spinge sull'indotto economico, altri sul ripristino della popolazione di ostriche erano presenti prima della scoperta dell'america).

Dalle discussioni si evince che:
1) filtrano di sicuro gli azotati riducendone la concentrazione in acqua
2) sequestrano CO2 nel guscio facendo carbonato di calcio
3) filtrano i metalli pesanti ma questi tornano all'ambiente se non vengono trattati. Cioè lo tolgono dall'acqua (buono), ma poi lo rimettono in circolo. Io dico: non si possono usare in edilizia?
4) la scala dell'intervento deve essere molto ampia per dare risultati


Ci sono ovviamente voci critiche che dicono che l'inquinamento uccide le ostriche (una ricerca scientifica parla dei problemi dovuto al cadmio) e che è più efficiente usare vegetali (giacinto d'acqua che assorbe i metalli pesanti in modo efficiente) ma poi non dice cosa fare delle piante piene di metalli pesanti...

Concludo: sicuramente un approccio integrato (cioè non solo ostriche!) è corretto, ma chi ci sta ragionando in Italia?

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